Nel Mediterraneo, la pesca si concentra soprattutto nelle zone in cui la piattaforma continentale si protende leggermente nel mare, come nel Golfo del Lone. La pesca costiera nel Santuario viene svolta per il 90% circa da pescherecci, piccole imbarcazioni polivalenti che, in genere, operano soltanto entro l'isobata dei 100 m (fonte: IFREMER). L'attività di pesca riguarda essenzialmente specie con un elevato valore economico, ma rimane relativamente limitata ai 1.200 pescatori della regione Provence-Alpes-Côte d’Azur e alle loro 10.000 tonnellate di produzione.
Lo sviluppo di nuove tecniche e la progressiva estensione delle attività di pesca ad aree più distanti dal litorale e a profondità superiori a 800 m hanno consentito la crescita della produzione delle aree di pesca mediterranee. Queste nuove riserve di profondità sono però ancora poco conosciute e spesso più vulnerabili, in quanto fanno parte di ecosistemi a bassa produttività e di habitat sensibili a bassa resilienza.
Attualmente, le ripercussioni della pesca sui cetacei sono cresciute parallelamente allo sviluppo globale di questa attività, in particolare per effetto delle catture accidentali, dell'eliminazione localizzata e deliberata dei cetacei e della maggiore pressione della pesca sulle riserve ittiche di cui si nutrono i cetacei. Deve ancora essere fatta una valutazione precisa nell'area del Santuario, poiché le catture non vengono sempre segnalate in maniera esatta.
Gli arnesi da pesca che possono essere all'origine dei "conflitti" tra pescatori e cetacei sono:
- Le reti derivanti e le reti da posta (per la pesca del pesce spada e del tonno);
- I tramagli, le reti fisse e le reti a imbrocco fisse (per la pesca di pesci demersali e bentopelagici);
- Le reti pelagiche e a strascico (per pesci demersali, bentopelagici e pelagici);
- I palangari di superficie (usati spesso dai giapponesi per il tonno), le lenze lunghe (sia per i grandi pesci pelagici che per i piccoli pesci demersali);
- Occasionalmente, le reti da traino e le reti a circuizione (per i banchi di pelagici).
Analogamente, anche l'espansione delle attività acquicole nel Mediterraneo ha sempre maggiori effetti sul comportamento alimentare dei cetacei, spesso opportunisti.
Caso della pesca con thonaille
Per permettere di capire meglio l'attuale situazione della pesca con la thonaille e per uno scrupolo di obiettività e trasparenza, la Parte francese del Santuario Pelagos fornisce qui alcune informazioni esplicative.
La pesca con la thonaille è un'attività economica tradizionale che conta attualmente una flotta di circa 80 pescherecci di lunghezza inferiore a 18 m. Questa pesca pelagica è praticata principalmente tra maggio e ottobre, 6 giorni al mese con luna nera, nell'area compresa tra 20 km e 100 km dalla costa.
La pesca con la thonaille impiega tramagli derivanti, tenuti in verticale, che permettono di catturare specie pelagiche come il tonno. Queste reti sono alte da 7 a 8 m e hanno lunghezza compresa tra 3.700 m e 9.260 m. Nella parte inferiore, sono zavorrate da un'ancora galleggiante e sostenute in superficie da galleggianti a cui sono fissati riflettori radar e fari lampeggianti. Queste reti rimangono in superficie, perché la galleggiabilità è maggiore dello zavorramento. Sono sempre formate da un solo pannello di rete. A esse vengono fissati dissuasori acustici (pinger) per segnalare la presenza della rete ai cetacei, nell'intento di ridurre le catture accidentali. In base alle osservazioni dei ricercatori del CNRS imbarcati dal 2000, le catture accidentali sono diminuite dell'80% circa in seguito all'impiego dei dissuasori acustici. Questa tecnica deve però ancora essere perfezionata e si rendono necessari ulteriori studi sulle emissioni acustiche prodotte dai delfini in caso di attacco delle reti.
La thonaille non deve essere confusa con la rete a circuizione usata dai grandi pescherecci (50 m e oltre). Attualmente, dal 60% al 70% delle catture di tonno avvengono con la rete a circuizione, mentre il resto viene pescato con palamiti, pesca a traina, thonaille o reti da posta impiglianti (courantille) e tonnare (fonte: IFREMER).
Minacce
Catture accidentali, interazioni negative tra le reti da pesca e i Tursiopi (Corsica), riduzione dello stock alimentare, emissione di gas a effetto serra.