Il litorale del Santuario non sfugge alla tendenza preponderante del momento: si assiste infatti alla crescente urbanizzazione e industrializzazione delle coste, con uno sviluppo che non sempre avviene in un'ottica integrata e sostenibile.



I due dipartimenti francesi sulla terraferma (Var e Alpes Maritimes), la Corsica, il Principato di Monaco e le province delle tre regioni italiane (Liguria, Toscana e Sassari in Sardegna), confinanti con il Santuario, contano circa 8 milioni di abitanti. Questa cifra non comprende evidentemente l'affluenza estiva.

Nel 2002, la Riviera francese (Alpes Maritimes e Monaco), con il suo milione di abitanti, ha attirato oltre 9 milioni di turisti (dati INSEE), che hanno speso più di 5 miliardi di euro. Sul versante italiano, circa il 10% della popolazione nazionale vive intorno al Santuario, cioè 5,6 milioni di persone (dati ISTAT).
La regione Provence-Alpes-Côte d'Azur, prima regione costiera francese per numero di abitanti (stima dell'INSEE: 4.781.000 abitanti nel 2006), è un buon esempio di questa "litoralizzazione", poiché lo spazio costiero, che rappresenta il 10% della regione, accoglie complessivamente il 90% della popolazione permanente e stagionale. Neanche la Corsica sfugge al fenomeno della "litoralizzazione", anche se l'isola ha il privilegio, raro in questa parte del Mediterraneo, di avere coste ancora poco urbanizzate, addirittura con vasti tratti ancora vergini da qualsiasi tipo di intervento. Il
turismo è perciò un'attività decisiva per l'economia del bacino corso-ligure-provenzale, ed esercita tuttavia forti pressioni sulle risorse naturali.

Inoltre, la migrazione generale della popolazione verso la zona costiera urbana comporta un'impennata del fabbisogno d'acqua, di energia, di infrastrutture e di trasporti. Per questo motivo, devono essere predisposte opportune soluzioni per lo smaltimento dei rifiuti e delle acque reflue della popolazione che vive lungo le coste e all'interno dei bacini idrografici.
Sono quindi molte le minacce che gravano sulle popolazioni di mammiferi marini, sulle specie collegate e sui loro habitat. Per esempio, i cetacei possono essere aggrediti dagli agenti patogeni presenti nelle acque reflue o ingerire i sacchetti di plastica gettati in mare. 


Oltre alle opere costiere, vi sono altre attività antropiche che possono avere ripercussioni sui cetacei. 


Alcune pratiche agricole in ambiente costiero e nei bacini idrografici incidono sull'ambiente marino contribuendo all'erosione del suolo, al disboscamento, all'inquinamento dell'acqua dolce, soprattutto a causa dei concimi, degli anticrittogamici e dei pesticidi. Anche le modifiche della rete idrografica nei bacini idrografici a causa della costruzione di dighe, canali e laghi di sbarramento può incidere sulla qualità e la quantità dell'afflusso di acqua dolce nella zona del Santuario ed essere causa, in particolare, di inquinamento tellurico.

Le attività industriali chimiche, petrolchimiche e metallurgiche, oltre allo smaltimento dei rifiuti e alla rigenerazione dei solventi, al trattamento di superficie dei metalli, alla produzione di carta, vernici e materie plastiche e tinture, alle stamperie e concerie, alle raffinerie di petrolio e di gas, alle cave di sabbia, di ghiaia, alla trivellazione di pozzi, agli impianti di dissalazione e alle centrali elettriche, sono tutte attività che usano le acque del Mediterraneo o le acque dolci dei bacini idrografici nelle loro catene di produzione e nelle procedure di smaltimento dei rifiuti. Gli impatti possono essere diretti sulle aree costiere, attraverso l'inquinamento atmosferico e degli effluenti, oppure indiretti, attraverso l'urbanizzazione e lo sviluppo generato nell'area circostante da questi impianti.

Minacce

Inquinamento da pesticidi (DDT, ecc.), abbondanza di fertilizzanti (nitrati, ecc.), metalli pesanti (mercurio, ecc.), policlorobifenili (PCB), agenti patogeni tellurici, microplastiche, macrorifiuti, con conseguenti disfunzioni fisiologiche e altri problemi di salute.