L'inquinamento causato da idrocarburi può colpire i mammiferi marini:
- direttamente, provocando intossicazioni e irritazioni croniche dei tessuti sensibili
- indirettamente, impregnando e asfissiando le specie.
Sono comunque necessarie ulteriori ricerche in materia.
Gli inquinanti organici persistenti come i PCB (policlorobifenili) si accumulano invece nei tessuti adiposi dei mammiferi. Poiché questi predatori si trovano al vertice della catena alimentare, sono più esposti al rischio di contaminazione rispetto agli altri animali marini, a causa del fenomeno del bioaccumulo. Questo accumulo notevole di contaminanti può essere causa di disturbi biologici nei cetacei: per esempio, indebolimento fisico e disfunzioni dell'apparato riproduttivo.
I pesticidi come il DDT determinano anch'essi problemi, quali malformazioni, tumori o altri disturbi dell'apparato riproduttivo e immunitario, che possono comportare una maggiore vulnerabilità e un aumento delle patologie (per esempio, il morbillivirus). Inoltre, durante l'allattamento, questi contaminanti chimici si trasmettono dalla madre al piccolo attraverso il latte, ricco di grassi.
Anche i metalli pesanti (mercurio, piombo, ecc.) sono causa di disfunzioni fisiologiche, soprattutto a carico del sistema nervoso.
Si noti che nel Mediterraneo sono presenti anche altri tipi di inquinanti. Si tratta dei rifiuti urbani e dei liquidi domestici, scaricati talvolta senza preventiva depurazione delle acque reflue.
Opzioni di gestione
- Attuazione degli accordi e delle raccomandazioni esistenti per la lotta contro l'inquinamento degli oceani (Accordo RAMOGE, ACCOBAMS)
- Controllo e monitoraggio degli ambienti
- Studi d'impatto ambientale che tengano conto della componente dei mammiferi marini
- Direttiva Quadro ACQUA (DQA)
- Direttiva Quadro sulla Strategia per l'Ambiente Marino (DQSAM), ecc.