AMBIENTE FISICO
Geologia / geomorfologia
La convergenza delle placche tettoniche è all'origine dello sviluppo del Mediterraneo occidentale. Il bacino ligure-provenzale si è aperto in seguito alla rotazione del blocco corso-sardo. La morfologia del Santuario è arrivata così a comprendere zone insulari.
Fondali del Santuario si sono modellati nel tempo per effetto di importanti corrugamenti e sovrapposizioni intervenuti nell'era alpina, di fenomeni di subsidenza provocati da distensioni nel corso del neogene, della morfogenesi delle oscillazioni quaternarie del livello del mare, dell'erosione atmosferica, marina e fluviale e dei fenomeni di sedimentazione recenti e attuali.
Questi diversi fenomeni geomorfologici spiegano la presenza di zone montagnose, di pianure che si snodano verso coste rocciose più o meno scoscese, spesso accompagnate da lagune e zone umide. A parte le pianure della costa orientale della Corsica e il litorale toscano, le coste del Santuario sono di natura rocciosa e spesso a strapiombo. La maggior parte dei corsi d'acqua ha regime torrenziale e drena bacini idrografici ripidi e spesso interdipendenti. In genere le foci dei fiumi sono di modesta entità, con depositi sedimentari pietrosi.
Topografia sottomarina
L'area del Santuario si caratterizza per la notevole eterogeneità topografica, oltre che per la diversità idrodinamica.
Il bacino ligure-provenzale, la zona contigua corsa e il mare di Sardegna sono caratterizzati da una piattaforma continentale molto ridotta ai margini, scavata tra 2,5 e 10 miglia dalla costa.
Profondi canyon sottomarini prolungano gli assi paleofluviali e le fratture tettoniche fino a oltre 2000 m di profondità.
La scarpata continentale si allarga da ovest a est, con un andamento molto scosceso nella regione provenzale e lungo la costa occidentale della Corsica, più disteso nella parte orientale e che può estendersi fino a 25 km dalla costa lungo il litorale toscano.
I maggiori fondali sono ubicati a est del meridiano 5°30' E e raggiungono 2700 m. Il Mar Tirreno settentrionale è meno profondo (raggiunge al massimo 1700 m circa) ed è separato dal Mar Ligure dalle Bocche di Bonifacio e dal golfo di Follonica-Isola d'Elba. Queste sue soglie sono collegate dall'ampia piattaforma continentale, da cui emergono rilievi sottomarini isolati.
CLIMA
L'area del Santuario presenta un clima mediterraneo, con estati calde influenzate dall'anticiclone della Azzorre e inverni miti e relativamente piovosi. I venti locali hanno direzione e forza varia, con punte massime in inverno: il bacino ligure-provenzale subisce il Mistral e la Tramontana dal settore N-NO, sul Mar Tirreno settentrionale soffiano i venti da N-NE e lo Scirocco da S-SE, mentre la costa orientale della Corsica viene colpita più di rado dal Libeccio da S-SO.
IDROLOGIA E CORRENTI MARINE
Il Mediterraneo presenta un bilancio idrico negativo: l'eccesso di evaporazione non viene compensato dalle precipitazioni e dagli apporti dei bacini idrografici. Questo squilibrio viene così compensato, in parte, da un afflusso di acque atlantiche superiore all'efflusso di acque mediterranee.
La circolazione generale delle masse d'acqua nel Mediterraneo nord-occidentale segue, lungo la scarpata continentale, un circuito ciclonico indotto da gradienti di densità pari a 3 strati d'acqua:
- uno strato superficiale, che va fino a 300-400 m, formato da acque atlantiche e, secondariamente, da acque dolci pluviali e fluviali;
- uno strato intermedio, compreso tra 200 e 500 m, più denso, più ricco di sali nutritivi e relativamente caldo;
- acque profonde più omogenee, con temperatura annuale quasi costante di 12,7°C. Il mescolamento delle acque, che si produce per effetto dei venti, è più intenso in inverno e favorisce la risalita delle acque profonde (fenomeno di upwelling).
Nel Santuario, le acque superficiali atlantiche si dirigono verso nord-est su entrambi i versanti della Corsica, per unirsi poi nel Mar Ligure e formare la corrente nord-mediterranea, che viene descritta come una vena di 20-50 km di larghezza che arriva fino a circa 150 m di profondità, caratterizzata da un flusso di 14x10m3s-1. Questa corrente è sottoposta ai campi di pressione atmosferica del Golfo di Genova e del Golfo del Leone e la sua circolazione generale può essere influenzata dall'immissione di acqua dolce proveniente dai bacini idrografici. Di questa corrente fanno parte anche le acque intermedie, che scorrono nel Mar Tirreno e si dividono per attraversare il canale della Corsica e girare intorno alla Sardegna e alla Corsica passando da ovest. A livello di Capo Corso, è presente una seconda corrente proveniente dal Mediterraneo orientale. Le due correnti si riuniscono a nord della Corsica, formando la corrente ligure-provenzale che risale a nord verso il golfo di Genova, prima di inclinarsi a ovest per passare lungo le coste in direzione della Spagna. Sotto l'influsso della circolazione ciclonica, questa corrente forma, nel bacino ligure-provenzale, una struttura a domo di divergenza e una zona di struttura frontale, entrambe importanti per la loro produttività biologica.
PROCESSI E UNITÀ OCEANOGRAFICHE
Ai fini della gestione, le zone sono state classificate in diverse categorie:
- a batimetria statica (canyon);
- a fenomeni idrografici stabili;
- a fenomeni idrografici effimeri e mobili (upwelling, sistemi frontali).
È forte la produttività biologica, in particolare nelle zone di upwelling e frontali, dove si concentrano i mammiferi marini che si nutrono di plancton.
Il Santuario ospita inoltre molti dei diversi tipi di habitat marini e costieri mediterranei. Numerose ricerche hanno tentato di definire l'habitat dei cetacei e hanno ripartito la presenza delle diverse specie in base alla temperatura dell'acqua di superficie e alle diverse masse d'acqua presenti, alla profondità e al rilievo topografico, a fenomeni idrologici quali l'upwelling o i fronti, o alla combinazione di più fattori a livelli spazio-temporali diversi. Secondo le osservazioni, gli habitat preferenziali sarebbero la scarpata continentale e l'ambiente pelagico; inoltre, la presenza dei mammiferi marini dipende spesso dalla distribuzione delle prede di cui essi si nutrono.